Da Cronache di Gusto a cura di Fabrizio Carrera: intervista a Giulio Somma, responsabile della comunicazione di Unione Italiana Vini

Da  Cronache di Gusto a cura di Fabrizio Carrera: intervista a Giulio Somma, responsabile della comunicazione di Unione Italiana Vini

Intervista al responsabile della comunicazione di Unione Italiana Vini alla vigilia dell’elezione del nuovo presidente. “Comunicare è attività complessa. E quanto è triste vedere pubblicati i miei comunicati stampa tout court senza interventi in redazione. La politica è più vicina? Meglio, no al qualunquismo. E sui social…”

Sono giorni frenetici per l’Unione Italiana Vini. In queste ore si stanno delineando gli scenari per gli assetti futuri. C’è un consiglio direttivo da eleggere mercoledì 4 maggio e poi la scelta sul nuovo presidente dell’Uiv con due candidati possibili (ne abbiamo parlato qui).

E sono giorni frenetici anche per Giulio Somma che di Uiv è il responsabile della comunicazione. È lui il terzo intervistato di questa serie di articoli dedicato proprio ai protagonisti della comunicazione nel mondo enogastronomico (le altre due interviste già pubblicate le leggete qui e qui). Giuilio Somma, romano, da qualche anno è il responsabile della Comunicazione istituzionale dell’Unione Italiana Vini e curatore delle pagine di politica vitivinicola del settimanale dell’associazione, “Il Corriere Vinicolo”. Laureato in Filosofia con tesi sull’alchimista Michele Savonarola, colui che inventò il primo alambicco sulla distillazione dell’acquavite, ha un lunghissimo cursus honorum tra attività giornalistica, organizzatore di eventi e incarichi di responsabilità per vari enti. Per cinque anni è stato anche direttore dell’Enoteca Italiana di Siena. Poi finisce all’Agenzia Regionale di Sviluppo della Regione Lazio come dirigente dell’area Promozione. Rivoluziona la presenza dei produttori vinicoli del Lazio al Vinitaly in un format che farà scuola anche per altre Regioni; riesce così a far decollare l’immagine dei vini del Lazio e progetta l’Enoteca Regionale del Lazio-Palatium che fu la prima enoteca pubblica con attività di ristorazione a “chilometro zero”, come si direbbe oggi.

Partiamo subito dall’attualità. Come stai vivendo questi giorni un po’ particolari per la vita dell’Unione Italiana Vini?
“Sono giorni di grande intensità e senso di responsabilità. È la prima volta che si arriva a una tornata elettorale con due candidati. La successione è sempre stata lineare e concordata. Questa volta non è così. Ed è anche un bene perchè la dialettica democratica fa crescere tutti. C’è un poco di apprensione in più. Ma il mio è un ruolo terzo ed è un ruolo tecnico. Chiunque andrà alla guida di Uiv sarà il mio presidente e continuerò a fare il lavoro cone ho fatto fino ad oggi”.

Cosa è per te la comunicazione?
“È un domandone. Comunque, per essere sintetico, direi che è l’attività attraverso la quale cerchi di costruire un’immagine pubblica che sia la più vicina possibile a quella che vorresti. Diversa dall’informazione, ma molto lontana dalla manipolazione informativa, la comunicazione è un’attività complessa che investe tutti gli ambiti dell’agire del soggetto comunicatore cercando di renderli coerenti, sinergici con gli obiettivi prefissati. Perché l’immagine non è una “maschera” ma il risultato delle nostre attività, più o meno consapevoli, volute o pianificate, di comunicazione. E, dato che rappresenta il nostro “essere sociale”, diventa estremamente importante lavorare per costruire, e mantenere, una immagine che sia funzionale ai nostri obiettivi ed alla nostra mission. In questo ambito, elemento prioritario è la gestione dei rapporti con i giornalisti e i media dove ritengo che sia vincente la politica della disponibilità, della correttezza e della trasparenza”.

Segui la comunicazione per un’importante organizzazione. Cosa chiedono i vertici: articoli sui giornali, visibilità sui social o relazioni? 
“Le relazioni sono alla base del nostro lavoro costituendo pertanto un prerequisito dell’attività di comunicazione. Quanto ai media, la carta stampata e le emittenti radiotelevisive a copertura nazionale rimangono i canali più importanti per la nostra attività di comunicazione perché sono gli unici, ancora, a garantire una trasversalità di target. La comunicazione istituzionale di Uiv deve parlare al mondo degli imprenditori e delle associazioni di filiera, ma anche alle istituzioni e alla politica, al mondo della distribuzione e ai consumatori, veicolando messaggi attinenti questioni di politica ed economia vitivinicola, legislazione, normativa fiscalità, ecc. quindi diversi da quelli propri delle imprese vinicole, centrati sui prodotti. Per questo motivo sono prioritari i media generalisti in quanto riescono a raggiungere diversi pubblici contemporaneamente e rimangono trainanti per “fare opinione”. Sono, peraltro, convinto che i social diventeranno sempre più importanti anche nel nostro tipo di comunicazione pur se dovranno essere gestiti con modalità e contenuti diversi da quelli che oggi vediamo nel mondo del vino”.

Quanto sono importanti i social per Uiv?
“Lo diventeranno. Stiamo lavorando per organizzare una nuova stagione di comunicazione di Unione Italiana Vini sui social di cui riparleremo quando saremo pronti”.

 L’Uiv è il mondo del vino. Quale strategia adottare per evitare che tutto appaia solo la difesa di una categoria?
“Pensare, parlare e comunicare ponendo attenzione, costantemente, ai riflessi che le nostre battaglie hanno sui consumatori e sui cittadini, da un lato, e, dall’altro, impegnare la categoria e gli imprenditori sempre più sui temi della responsabilità sociale. Ci sono molti temi di carattere politico, scientifico e culturale sui quali siamo impegnati che hanno una portata e coinvolgono interessi e sensibilità che vanno ben oltre i confini del nostro settore. Penso alla sostenibilità ma anche alla guerra per l’abbattimento delle barriere doganali e tariffarie, penso all’impegno per il bere responsabile così come per la difesa dei nostri territori. Tante questioni dove possiamo, e dobbiamo, allargare il fronte sociale delle alleanze dimostrando, nei fatti, che le nostre battaglie non sono corporative ma investono interessi collettivi superiori. Il tutto, ovviamente, accompagnato da una strategia politica e di comunicazione seria e rigorosa in occasione delle diverse situazioni di “crisi” cui va incontro il nostro, come tutti gli altri settori produttivi. Dobbiamo valorizzare la strategia politica di Unione Italiana Vini che, soprattutto negli ultimissimi anni, si è impegnata fortemente per la moralizzazione del settore e la promozione di un sistema di regole a favore della “buona imprenditorialità” combattendo furberie, astuzie e atteggiamenti fraudolenti che, non dobbiamo nascondercelo, albergano nel nostro come in tutte le altre attività. E, forte di questa consapevolezza, dobbiamo affrontare con serenità e coraggio le notizie “negative” che colpiscono il vino italiano chiedendo alla magistratura rapidità nell’individuare i responsabili e alla stampa altrettanta attenzione nel divulgare notizie positive del nostro settore. Combattendo le speculazioni giornalistiche che, molto spesso, utilizzano l’immagine e il prestigio che il vino italiano ha saputo costruirsi per conquistare qualche punto di share. Com’è successo, purtroppo, anche durante l’ultimo Vinitaly con la trasmissione Report di Rai 3 che ha speculato sul tema del giorno, il vino e il Vinitaly, offrendo un brutto spettacolo di manipolazione e disinformazione”.

Un comunicato stampa è anche un po’ la fine del giornalismo. Tutti con la stessa notizia nello stesso momento. Si può arginare questa deriva?
“Magari, vorrei risponderti, ma dipende da voi giornalisti. Un giornalismo attivo, critico, di ricerca, che sappia resistere alle sirene della speculazione con il rigore della notizia e un sano codice etico, aiuterebbe tutti a crescere. È triste per chi legge, ma anche, credimi, per chi fa una seria attività di comunicazione, vedere la stessa notizia, scritta nello stesso modo, in tutti i media del settore e non. Io non ritengo sia un successo per un buon ufficio stampa assistere alla replica tout court del proprio comunicato nelle testate: ma questo non dipende solo da noi che comunichiamo quanto, forse di più, da voi giornalisti”.

Fammi i nomi di tre/quattro giornalisti tra i più bravi del settore del vino in Italia.
“I bravi, o almeno quelli che io ritengo professionalmente preparati, sono ben più di 3 o 4. Ma più che stilare una classifica dei “top four” colgo l’occasione della tua domanda per una riflessione sul tipo di giornalismo del nostro settore che si divide in due grandi ambiti: il primo, che in questi anni ha vissuto una particolare effervescenza, è quello legato alle degustazioni, alle notizie delle aziende, con una comunicazione di prodotto rivolta al consumatore. Il secondo, invece, quello al quale ci rivolgiamo prevalentemente noi come Confederazione, che lavora su tematiche di carattere economico, politico e in genere tecnico. Questo secondo giornalismo – che, a dire il vero, conta purtroppo molti meno giornalisti del primo – continua a rimanere un po’ in ombra nel nostro settore e ritengo che non valorizzarlo come meriterebbe, sia un limite culturale anche dei nostri imprenditori che va, rapidamente, superato”.

È accaduto che qualche indiscrezione su Uiv ti abbia messo un po’ in difficoltà?
“No, anche perché in realtà le uniche indiscrezioni uscite sulla nostra Confederazione hanno riguardato il recente confronto politico sulle candidature per il rinnovo della presidenza. Ma si è trattato sempre di notizie, indiscrezioni, valutazioni sviluppate con grande correttezza da parte di tutti i colleghi giornalisti che, pertanto, non ci hanno messo in difficoltà aiutandoci anzi, a diffondere tra gli imprenditori vitivinicoli un confronto politico di grande importanza per il futuro di Unione Italiana Vini e, quindi, del vino italiano”.

Com’è il Palazzo (inteso come luogo delle Istituzioni e della politica) visto dal tuo ufficio?
“Non è molto diverso da quello che tutti noi cittadini vediamo attraverso i giornali e la televisione. Però anche qui, dipende sempre da chi governa in quel momento il Palazzo. Devo dire che in questi ultimi anni di ministero a guida Martina, per il dicastero agricolo, e il ministero a guida Calenda e successivi, per il Mise, l’attenzione e la sensibilità alle nostre istanze, e quindi il dialogo con tutta la struttura ministeriale è stata più semplice e proficua che in passato. Certo, se poi per Palazzo intendiamo anche i venti Palazzi regionali allora il discorso si fa molto più complicato e difficile. Cambiano regole e interlocutori da Regione a Regione e si entra in una babele inestricabile, di difficile interpretazione che, soprattutto, rende impervio ogni percorso di condivisione politica nazionale. È triste riconoscerlo, ma oggi, ascoltando anche i produttori e le loro realtà territoriali, è diventato molto più trasparente e dialogante il Ministero centrale che non i venti ministeri regionali. Il fallimento della filosofia federalista e del decentramento politico ha portato danni notevoli al nostro comparto e speriamo che si riesca in futuro rapidamente a correggerli”.

Oggi la politica segue più da vicino il vino. Anche la presenza di Renzi all’ultimo Vinitaly è lì a simboleggiare quest’attenzione. Per il mondo del vino è un bene o un male? C’è chi dice che il vino italiano ha raggiunto questi traguardi proprio perchè la politica se n’era disinteressata…
“Non capisco questa posizione. Per decenni ci siamo lamentati di una politica insensibile e indifferente al nostro prodotto e alle vicende del nostro sistema imprenditoriale, abbiamo denunciato i gravami di un insensato sistema burocratico, lottato e condannato sistemi di controllo spesso vessatori e adesso che, in questi ultimi anni, siamo tornati se non al centro ma comunque dentro l’attenzione della politica e, lentamente, stiamo affrontando e risolvendo questi annosi problemi continuiamo a lamentarci. Io dico che se il vino italiano ha raggiunto questi traguardi senza la politica, domani con una politica amica potrà e dovrà raggiungerne di ben migliori. Questi atteggiamenti qualunquisti fanno male al sistema economico, agli imprenditori e al vino italiano. La politica, dobbiamo mettercelo in testa, non è una cosa lontana e ostile: i politici, nazionali e regionali, li eleggiamo noi e abbiamo continuamente occasioni per informarli, orientarli e, se necessario, contestarli. Però, certo, dobbiamo avere il coraggio di farlo senza nasconderci dietro facili, e dannosi, atteggiamenti di rassegnazione qualunquistica”.

Presto si voterà il nuovo presidente Uiv. Quanti minuti passeranno dall’elezione del nuovo presidente all’invio del comunicato ufficiale? 
“Come ben mi insegni, dipenderà dall’ora delle elezioni. Se sarà entro le 14, basteranno pochi minuti, se finiranno a pomeriggio inoltrato diffonderemo la notizia il giorno successivo”.

I tuoi hobby?
“Lo sci, il trekking, la nautica e la pesca sportiva”.

Ultimo libro letto?
“Di narrativa, “Vacanze all’isola dei gabbiani” di Astrid Lindgren, per la saggistica “Modernità liquida” di Zygmunt Bauman”.

Ultimo film visto al cinema?
““Il ponte delle spie” di Steven Spielberg”.

La tua città preferita?
“Roma, se non fosse purtroppo diventata quella che è. Oggi, in Italia, Milano è certamente una città molto stimolante mentre, fuori dai confini, Parigi rimane per me la più affascinante”.

Fonte: Cronache di gusto